UNA MOSTRA CHE E’ COME UN FILM: PICCOLI TASTI, GRANDI FIRME

di Marta Perego

“Voi siete dei manovali, e ogni tasto che battete sulla vostra macchina da scrivere è un mattone che portate alla costruzione di una società migliore, più giusta”– Il consiglio che Arrigo Benedetti, fondatore e direttore di Oggi e L’Espresso, dava ai suoi giornalisti.

A Ivrea, la terra che ha visto nascere e crescere la Olivetti e le sue macchine da scrivere, è in corso fino al 31 dicembre 2019 una bella mostra che racconta il grande giornalismo italiano, al Museo Civico Pier Alessandro Garda.

La mostra vi porta nel cuore della stagione d’oro (1950- 1990) del giornalismo italiano, un periodo storico che coincide, sovrapponendosi e intrecciandosi con l’invenzione, la diffusione e il larghissimo uso delle macchine a scrivere portatili Olivetti, la Lettera 22 in particolare.

“La mostra vuole provare a dire tante cose. Come erano creativi e rivoluzionari i giornali di quei decenni: basta guardare le pagine del Giorno, che nasce nel ‘56, o certe pagine e restyling di Pier Giorgio Maoloni. Come sono stati importanti nella barra delle idee: negli anni ‘70 nascono manifesto, Il Giornale e la Repubblica. Ma basta pensare a certe copertine dell’Espresso i Panorama. Come sapevano essere popolari ma anche di alta qualità informativa: basta vedere l’Europeo o Epoca. Ma soprattutto come erano scritti bene: grazie a penne come Buzzati, Bocca, Montanelli, Fallaci, Parise, Brera, Arpino e decine di altri grandi nomi in bilico tra letteratura e giornalismo. Erano giornali che avevano mille difetti, né più né meno dei nostri. Ma mediamente scritti molto meglio.” Racconta Luigi Mascheroni, giornalista, docente di Teorie e tecniche della comunicazione culturale all’Università Cattolica del Sacro Cuore e curatore della mostra.

Un percorso che attraverso fotografie, taccuini, agende, dattiloscritti, pagine di giornale, riviste, fotografie e disegni (alcuni inediti come il bellissimo autoritratto di Oriana Fallaci), vi farà rivivere gli anni gloriosi del giornalismo. I grandi reportage, le riunioni di redazioni, le rotative che romanticamente nella notte stampavano le notizie che il giorno dopo i lettori avrebbero appreso e letto con passione.

Un mondo che sembra tanto lontano (anche se si tratta in fondo solo di 30/40/50 anni fa) rispetto ad un oggi fatto di social network, instant news, motori di ricerca e fake news che dilagano sui nostri smartphone.

Protagonista assoluta, la scrittura, che rivive sulle pagine di chi ha battuto a macchina attraversando i generi del giornalismo. La “nera” di Buzzati, la cronaca di costume di Camilla Cederna, la polemica politica di Guareschi e Montanelli, le inchieste di Bocca e Biagi, le interviste storiche di Oriana Fallaci, i reportage che sfiorando la letteratura, l’impegno corsaro di Pasolini, la cronaca culturale di Soldati, l’epica sportiva di Arpino e Gianni Brera e i servizi Rai di Beppe Viola.

Una mostra da vivere come un film, immergendosi e lasciandosi trasportare nel tempo. respirando l’odore di carta e inchiostro e di chi, anche grazie all’epoca storica che stava vivendo, ha avuto il coraggio di scrivere quello che vedeva, facendo un pezzo di storia. Descrivendo, argomentando, usando aggettivi e non slogan. Tutta da guardare e da leggere, come il suo catalogo edito da La nave di Teseo. 

O come quei grandi film, uno su tutti Prima pagina di Billy Wilder, che a riguardarli è subito nostalgia, anche per chi quell’epoca non l’ha mai vissuta, ma tanto avrebbe voluto.

 

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