CHIARA FERRAGNI: UNA DIVA AI TEMPI DELLE STORIES

  1. di Marta Perego

Tutti ne parlano, tutti la vogliono, nessuno la capisce (o meglio: nessuno capisce come sia arrivata dove è arrivata) e per questo la stimano. Chiara Ferragni è un mistero, un sogno, una grande invidia, una fonte di curiosità e frustrazione.

Ma non solo.

Chiara Ferragni è la vera grande diva di Venezia76? 

Di certo lo è sul fronte “cinema italiano” in cui di attrici sì, ne son arrivate, ma si è trattato più che altro di comparse che hanno lasciato poco o nulla in termini cinematografici e di stile. E nessuna attrice italiana può essere lontanamente paragonata a Chiara in termini di fan base e seguito (social e non solo dato che sono migliaia le ragazzine che affollano il lido per avere un selfie con lei).

La Ferragni arriva a Venezia in una modalità completamente nuova per una “influencer”. Infatti non come i suoi altri colleghi  (ne abbiamo visti veramente tanti in questa edizione, sempre di più anno dopo anno dopo anno) e come lo era stata lei in passato ( un paio di anni fa mostrava già i segni del pancino di Leone, la prima volta a Venezia era stata nel 2011 quando ancora non era famosa) da “GUEST STAR” con un bel vestito da immortalare sul red carpet, ma protagonista, nei panni di se stessa, del film documentario sulla sua vita.

Ma come mai è così amata? Chiede chi ha più di 25 anni

La Ferragni è amata perché rappresenta il grande mantra contemporaneo: è una ragazza che da sola, senza particolari sostegni (sì certo, viene da una molto benestante famiglia di Cremona, ma quante altre come lei oggi sono famose in tutto il mondo? sì certo ha avuto il famoso ex fidanzato genio di Internet e dei social che l’ha aiutata e le ha dato un’idea imprenditoriale, ma non era Steve Jobs…erano due ragazzi con delle ottime idee) ha creato un impero basato sull’unica cosa che oggi conta: il proprio aspetto.

Chiara Ferragni è il brand di sé stessa. Il suo volto, i suoi capelli biondi, gli orecchini, la scelta di indossare i minipants di pelle per sbarcare al Lido, il bacio a Fedez, le foto a Leoncino, sono la linfa vitale della sua azienda. In poche parole lei è un’azienda. Tanto più dal 2018 è diventata Presidente e amministratore delegato della sua Tbs Crew (da The Bond Salad, il blog da cui tutto è partito)

Che è una cosa che in passato succedeva solo per i super divi hollywoodiani che con il loro volto  creavano un indotto (derivato da pubblicità, film e campagne varie) pari al debito pubblico di molti paesi africani.

Oggi invece, una ragazza di Cremona a cui piaceva farsi le foto con i vestiti ce l’ha fatta, ed è diventata la numero uno nel mondo. La più attesa al Lido, con code chilometriche alle proiezioni stampa e centinaia di fan.

E se però con il termine “divo”, coniato in Italia nell’800 nel mondo dell’opera lirica e rubato dagli americani quando hanno deciso di fare il cinema, si presuppone una dose di segreto e di fragilità, con #chiaraneverstop di “segreto e fragilità” è difficile parlare.

Lei che si racconta da sola ai suoi fan, attraverso le stories di Instagram. Senza filtri, senza domande di giornalisti, ma come se fosse un unico continuo grande film, in cui la regista ( e fotografa e scenografa e sceneggiatrice) rimane sempre lei: Chiara Ferragni. E forse il film documentario portato a Venezia fa parte di questo grande disegno. Una grande celebrazione, con poco approfondimento emotivo (non esiste fallimento, quello, se c’è, va taciuto) di colei che, questo è un fatto, è volto e immagine del momento storico che stiamo vivendo. Iper narcisista, iper egotico. Dove tutto è una pubblicità, una messa in scena della parte migliore di sé.

Cosa che in effetti, con il cinema, c’entra molto poco.

E quindi no, Chiara non è una “diva”, per  lei ci vuole una definizione nuova, che ancora non sappiamo quale sia. Magari aspettiamo il prossimo hashtag, di colei che, fino adesso, non ha sbagliato nulla.

 

 

 

 

 

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